La prima torta che ho preparato, da bambina, era una di quelle semplici, con tanti pinoli che avevamo raccolto in pineta. Crescendo mi sono affezionata all’impasto della pasta frolla, perché mi permetteva di fare più ricette, così preparavo crostatine o biscotti da farcire con tanta marmellata. Nel frattempo crescevo tra i campi incolti, imparando a riconoscere gli asparagi selvatici che si mimetizzavano nell’erba e scoprendo il mio amore per la cicoria selvatica e il gusto amaro. Parallelamente alla passione per la cucina ne nasceva un’altra, così, dopo le vecchie macchina fotografiche che mi hanno fatto compagnia nell’infanzia, mi hanno regalato una compatta e la portavo sempre con me, ricordo che si scaricava continuamente e alla fine ha smesso di funzionare a causa della sabbia che finiva sempre nella borsa, se non ricordo male. Presi un’altra compatta e mi ha accompagnato ovunque, mi soffermavo a fotografare i particolari, i paesaggi…ricordo le colline fotografate in primavera, i fiori, il mare, i colori, tutto ciò che mi circondava e catturava la mia attenzione. Prima dei diciotto anni è arrivata la prima reflex e da lì ho capito che quella era più di una passione, era vita, era il mio modo di comunicare, era -ed è- l’unico modo in cui riuscivo a scoprirmi. Foto imperfette, ancor più di quelle di oggi, ma già anni fa non ricercavo la perfezione, volevo solo crescere e far uscire la mia voce. Oggi, piano piano, ci sto riuscendo, perché ho capito che qui le mie passioni vivono insieme, legate, intrecciate, vivono nel mio mondo, quando esco e mi ritrovo nell’orto o nei campi per fare qualche scatto…e l’attimo dopo sono già in cucina, con un cesto pieno di ortaggi tra le mani. Riuscire a portare qui tutte le mie passioni è stata la cosa più importante, è stato il piccolo passo che mi ha fatto innamorare ancora di più, perché quando vedo quel sacchetto di farina, il cestino e la reflex, lassù, so che non si tratta di un semplice logo, ma è il senso della mia vita. Intrecci, passioni che si uniscono in modo indissolubile e che si incrociano qui, dando vita ad un’unica passione, al mio ossigeno. Oggi ne sono certa, se non avessi trovato questa strada-la mia strada- con naturalezza e spontaneità, probabilmente questo posto non esisterebbe più, perché sarebbe stato vuoto, privo di senso.
Stiamo raccogliendo gli ultimi frutti dell’orto invernale, così quasi ogni giorno preparo uno dei miei contorni preferiti: il cavolfiore arrosto, con tante spezie. Qualche giorno fa però avevo voglia di una vellutata, così ne ho preparato una semplicissima, ma tanto buona e saporita: una vellutata di topinambur, ceci e cavolfiore arrosto. Adoro abbinare i ceci al cavolfiore, li avevo già proposti insieme alla quinoa , ma in questi giorno ho bisogno di piatti morbidi e avvolgenti, come questa vellutata!
- 300 g di cavolfiore
- 400 g di patate
- 200 g di topinambur
- 100 g di ceci cotti
- 1 scalogno
- 2 spicchi d'aglio
- spezie ( pepe, coriandolo in polvere, paprika affumicata o quelle che preferite )
- olio evo
- brodo vegetale
- sale
- Per prima cosa affettate le cimette del cavolfiore e ponetele in una teglia rivestita di carta forno insieme all'aglio in camicia, condite a piacere con olio evo, sale e spezie.
- Cuocete nel forno preriscaldato a 200°C per circa 20-30 minuti, o finché il cavolfiore sarà ben cotto; tenete da parte ed eliminate l'aglio.
- Pelate le patate, i topinambur e lo scalogno.
- Affettate lo scalogno e versatelo in una pentola con poco olio, fate insaporire a fuoco basso, poi aggiungete le patate e i topinambur tagliati a cubetti.
- Dopo qualche istante aggiungete i ceci ( tenete da parte dei ceci per decorare ) e coprite con il brodo vegetale ( occorrono circa 700/800 ml di brodo vegetale ).
- Fate cuocere per circa 30 minuti, o finché le patate sono ben cotte.
- Riducete tutto in crema con un frullatore ad immersione, aggiungendo anche il cavolfiore arrostito ( tenetene un po' da parte per decorare ).
- Regolate di sale e pepe se necessario; servite e decorate con il cavolfiore, i ceci e del prezzemolo tritato.
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Antonella Pagliaroli dice
Ciao Ileana, lasciami ammirare ancora un po’ le tue foto…
Eccomi qui! Adoro le vellutate, in questo periodo non mangerei altro, voglio provarla a tutti i costi!
Complimenti per tutto! Un abbraccio
Ileana Pavone dice
Grazie Anto! Sono sicura che ti piacerebbe moltissimo 🙂
Ti abbraccio forte, buona giornata :*
Francesca P. dice
Vedi, senza saperlo abbiamo sentito il desiderio di una vellutata avvolgente che scaldasse i pensieri nonostante le temperature fuori non siano rigide, almeno a Roma… ma alle carezze morbide non rinuncio mai, in questa settimana credo di aver frullato verdure o legumi almeno 3 giorni su 7! E continuerò a farlo, perchè se una cosa piace non bisogna privarsene, anzi… le passioni vanno ascoltate, come hai fatto tu! Anche se parlano sotto voce, ci dicono tanto nell’orecchio e pian piano ci guidano verso la strada più adatta a noi… la fotografia unita alla cucina dà soddisfazioni immense e solo chi lo prova può saperlo! Io capisco il Senso di ogni frase di questo post, Ile… e gli intrecci sono la mia caccia al tesoro… 🙂
Ileana Pavone dice
Le vellutate avvolgenti, le carezze, è amore, amore verso noi stesse…e non dobbiamo mai smettere di amarci..:)
Marta e Mimma dice
ed io ringrazio tantissimo che questo spazio ci sia. Mangio legumi almeno 5 giorni su 7, essendo la principale fonte di proteine che assumo, e i ceci rientrano a pieno titolo fra i miei preferiti. Questa zuppa (ma quanto sono belle queste foto???) va subito in cima alla lista della mia personale “to do list”!
Ileana Pavone dice
Vale lo stesso per me, sai che di carne ne mangio davvero poca, quindi non potrei fare a meno dei nostri amati legumi! Questa sono certa che ti piacerebbe tanto tesoro…e sono felice che ti piacciano le foto ^_^
Buona giornata :***