Sono i gesti spontanei che ricerco, quelli che arrivano perché dentro qualcosa brucia, perché è naturale che vengano fuori.
Quando metto le mani in pasta mi riconcilio con il mondo, soprattutto il mio, che ultimamente si è riempito di nuvole nonostante Febbraio cerchi di spazzarle via con il suo vento pungente.
Così finisco per fare la cosa che mi riesce meglio: seguire l’istinto mescolando acqua, farina e lievito. Per me il pane è un gesto d’amore, uno di quei gesti fatti con consapevolezza, istinto e cuore.
La mia è una dichiarazione d’amore alla semplicità, ad una vita lenta, ma piena, scandita dal susseguirsi delle stagioni.
Oggi i miei occhi si sono riempiti di gratitudine quando sono tornata nell’orto. Ci siamo quasi dimenticati di averne uno negli ultimi mesi, ma la natura ha fatto il suo corso: le fave son lì che aspettano i primi caldi e la primavera, mentre cavoli, broccoli, cicoria e bietole riempiranno la nostra tavola per le prossime settimane.
Poi, mentre salivo le scale per rientrare a casa mi sono ritrovata a sorridere per quel profumo inconfondibile, quello del pane. Nel pane c’è la nostra storia, quello che siamo stati, chi vogliamo essere, quello che vogliamo donare di noi, perché siamo noi con le nostre mani a fare la differenza, a dargli un valore.
Pane è nutrimento, per questo ha bisogno di materie prime buone. Il pane che ho sfornato oggi – e che ho deciso di condividere subito con voi – è un pane di solina alle noci, di quelli che finiscono per essere tagliati ancora caldi e conditi con l’olio buono.
Oggi è finita proprio così, ho scattato qualche foto e l’ho mangiato tiepido con l’olio, mentre fuori piano piano si faceva buio e ogni pensiero si dissolveva nella quiete del tramonto.
Ci sono ricette che hanno bisogno di studio e altre, come questa, che hanno solo bisogno del momento giusto. La ricetta del pane di solina alle noci è una delle mie certezze da diverso tempo ormai ( ve lo avevo mostrato anche qui ) e oggi è un piacere condividerlo quando è ancora caldo e il suo profumo è attaccato alle pareti…
- 500 g di farina di solina di tipo 1
- 100 g di lievito madre, rinfrescato e attivo
- 350 g di acqua
- 80 g di gherigli di noci
- 10 g di sale fino
- 2 cucchiai scarsi di semola rimacinata ( per me saragolla )
- Versate la farina in una ciotola e aggiungete il lievito madre sciolto nell'acqua.
- Iniziate a mescolare con un cucchiaio, quindi incorporate il sale e le noci.
- Lavorate brevemente l'impasto fino ad ottenere un composto molto morbido e appiccicoso; copritelo e lasciatelo riposare 30 minuti.
- Spolverizzate un piano di lavoro con una parte della semola e rovesciatevi l'impasto aiutandovi con una spatola.
- Fate le pieghe a tre molto velocemente, quindi date all'impasto una forma rotonda pirlandolo e ponetelo a lievitare altri 30 minuti; ripetete ancora una volta questa operazione, quindi fatelo lievitare in una ciotola leggermente infarinata fino al raddoppio del suo volume iniziale.
- Riprendete l'impasto e, su un piano di lavoro infarinato con la semola, formate una pagnotta portando i lembi di impasto verso il centro.
- Trasferite la pagnotta su una teglia rivestita di carta forno, coprite con un canovaccio e lasciate lievitare fino al raddoppio del volume iniziale; prima di infornare incidete il pane con dei tagli in superficie.
- Cuocete nel forno preriscaldato a 250°C per circa 15 minuti, poi abbassate la temperatura a 200°C e proseguite la cottura per circa 40-45 minuti, controllate comunque la cottura in quanto i tempi possono variare in base al forno utilizzato.
- Spegnete il forno, aprite lo sportello e fate raffreddare il pane in piedi poggiato sulle pareti del forno; fatelo raffreddare completamente prima di tagliarlo.
Ho cotto il pane nella casseruola con il coperchio circa 35 minuti con il coperchio a 250°C, poi ho abbassato la temperatura a 200° C e ho proseguito la cottura 25 minuti circa.
Qui vi mostro come fare le pieghe a tre. 11
Francesca dice
Un pane solido, ecco il primo pensiero. Solido e compatto, che non si scalfisce, che sa il fatto suo, deciso nel sapore. Nel suo interno. Si vede che le mani lo hanno lavorato, che non è stato trascurato, che c’è stato amore nel plasmarlo. Solo così gli impasti riescono, dei lievitati e dei nostri rapporti. E non è un caso, dunque, che questa pagnotta sia (venuta) così. E che accogli l’olio senza farlo scivolare, perchè l’assorbe e lo trattiene. Come si trattengono le cose migliori, del colore dell’oro. Io lo so e tu lo sai 🙂